ANNO 14 n° 118
Diario della crisi/10 Roma ha da fare, Viterbo può aspettare
26/01/2016 - 02:00

di Andrea Arena

VITERBO – Nel giorno in cui i vecchi amanti – per dirla alla Jacques Brel – bisticciano, e chissà se si lasceranno, la notizia è lo slittamento dell'incontro romano slitta. Insomma, a stretto giro di posta prima i Mo.Ri. e poi il Partito democratico si mandano a dire che l'alleanza su larga scala alle prossime elezioni amministrative non è affatto scontata, anzi. Specie in tutti i 21 Comuni (22, se cade anche Viterbo) che andranno al voto in giugno, specie se dovesse naufragare l'esperienza pilota del capoluogo.

E proprio la fine in settimana dell'amministrazione Michelini sembra l'ipotesi più calda. Nonostante le affermazioni del senatore Ugo Sposetti a Il Messaggero (''Andare dal notaio per le dimissioni mi sembra una cosa triste''), ma al netto di altre certezze arrivate sempre dalle alte sfere. Non solo: sarebbero già iniziate anche le grandi manovre per comporre le liste, non solo a sinistra ma anche in un centrodestra compatto finora soltanto a parole.

Si diceva del rinvio della riunione romana che dovrebbe essere risolutiva, in un senso o nell'altro, per il futuro di Palazzo dei priori. E' slittato a domani, mercoledì, alle ore 16 perché sia il vicesegretario del partito Lorenzo Guerini (praticamente, la longa manus di Renzi) è alle prese con il ddl Cirinnà sulle unioni civili, sia perché Melilli deve partecipare ad una riunione per le primarie del partito per il Comune di Roma. Quindi Viterbo può benissimo aspettare. All'agonia, qui in provincia, ci siamo abituati.





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